venerdì 26 marzo 2010

Tutta colpa di un panino. Ahi!

Il Corriere della Sera intervista a caldo Alfredo Milioni, rappresentante liste pdl nel Lazio , presunto colpevole del "fattaccio" della presentazione delle liste

Giornalista:- Un guaio...
Milioni :- no, no...mi creda, di più molto di più: un disastro, una tragedia...e mannaggia a me, mannaggia...
Giornalista:- allora..allora è andato fuori per apportare qualche "modifica" alla documentazione?
Milioni:- Modificare lei dice...
Giornalista:- Per aggiungere, cancellare qualche nome...
Milioni:- Beh...
Giornalista:- Sì o no?
Milioni:- No, questo no
Giornalista:- Sicuro? Dica la verità..
Milioni:-Lo giuro, lo giuro! Non volevo apportare modifiche. Mi deve credere capito?
Giornalista:- Va bene, stia calmo. Questo però significa che è andato davvero a mangiarsi un panino?
Milioni:- Sì, ecco sì. Sono andato a mangiarmi un panino... Non mi pare grave, no?
Giornalista:- Quindi è vero: lei ha lasciato l'aula per andare al bar.
Milioni:-Io? A mangiare?
Giornalista:- In conferenza stampa la Polverini ha dato una ricostruzione dei fatti un po' diversa..
Milioni:-No, cioè..Io a mangiare, ma chi l'ha detto?
Giornalista:-Lo ha detto lei, adesso!
Milioni:- macchè, senta, io sono molto confuso...


Tutta la confusa storia della consegna delle liste e firme del Pdl nel Lazio parrebbe iniziare da un unico subdolo colpevole, terribilmente gustoso:
un panino.
Ma andiamo con ordine. Molti di voi sanno già più o meno di cosa sto parlando, avendolo sentito dire in Tv, letto su giornali etc.
Cos'è successo?
In sintesi: dopo una serie di "sfortunati" e confusi eventi che tra breve mi accingo a spiegare, il maggior partito italiano, il Popolo della Libertà, non è riuscito a consegnare le liste e le firme necessarie per partecipare alle elezioni regionali del Lazio.

Quindi i laziali non troveranno sulle proprie schede elettorali il simbolo del partito di Berlusconi e dovranno votare altre liste della coalizione del centrodestra, guidata dalla Polverini. E tutto ciò è accaduto nonostante i fidi uomini del cavaliere le abbiamo tentate proprio tutte per uscire dal pasticcio: i ricorsi, i controricorsi, i decreti interpretativi non hanno potuto niente. Lunedì sera sapremo quanto questo avrà svantaggiato il centrodestra.
Ma di chi è la colpa?
Strano ma vero inizialmente tutti i politici e giornali, sia di sinistra che di destra, incolpavano semplicemente la cialtroneria dei rappresentanti del Pdl che non erano stati nemmeno in grado di consegnare dei documenti ad un tribunale.
Un ministro del governo, Rotondi, definiva gli uomini del pdl una "banda di incapaci".
Bossi rincarava la dose: "Sono dilettanti allo sbaraglio."
Ma anche i giornali di destra non erano da meno. Belpietro su Libero titolava a a caratteri cubitali: "Pdl= Polli delle libertà, per non dire pirla".
Feltri caustico sul Giornale: "Quelli di Roma non sono capaci neanche di presentare in tempo utile le liste elettorali e vanno messi sotto osservazione in attesa di passare al trattamento sanitario obbligatorio" e ancora «Mi segnalano che la Polverini si aggira sconvolta per Roma mormorando frasi sconnesse in un linguaggio oscuro di ceppo probabilmente non indoeuropeo."
Sentiamo il racconto esilarante di Travaglio sulla faccenda.




Berlusconi all'inizio - a detta dei fedelissimi - era sconcertato anche lui.
Una vocina infida cominciava forse ad aleggiare nelle menti degli elettori di centrodestra: Ma se non sanno presentare le liste, saranno in grado di governare una regione?
Il cavaliere capisce il rischio, non può permettersi di perdere voti in vista delle elezioni.
Allora ascolta la versione dei suoi, cambia idea sui fatti e dà il contrordine: la colpa di tutto è dei radicali che hanno impedito la consegna e delle toghe rosse che hanno mandato via i rappresentanti del Pdl, senza accettare le liste.
Ovviamente tutti i politici e giornalisti di destra si accodano in poco tempo alla versione del Premier. Feltri riesce persino a scovare nell'ufficio del giudice Anna Argento, uno dei due che ha escluso le liste Pdl un poster di Che Guevara (appoggiato sulla parete, a testa all'ingiù). Il giudice dice di ignorare assolutamente l'esistenza del poster e che non avrebbe comunque influito sulle sue decisioni.
Ecco la ricostruzione di Berlusconi.




Come sempre sembrano esserci due verità: cerchiamo di fare chiarezza. Questa ricostruzione si basa solo su fatti certi, tratti da testimonianze, video e resoconti di giornali.

Alfredo Milioni era uno dei due rappresentati che dovevano depositare le liste pdl e le firme necessarie al Tribunale di Roma. L'altro rappresentante è Giorgio Polesi.
I rappresentanti del Pdl giungono all’ufficio elettorale, o meglio, vengono schedati all’ingresso, alle ore 11,25. Milioni e Polese hanno con loro le firme (in una scatola) e la documentazione utile.
35 minuti dopo, alle 12, Milioni e Polesi si trovano nella zona rossa (quella dove devono stare i rappresentanti con le liste e le firme) hanno superato la linea di delimitazione, ed hanno raggiunto gli altri rappresentanti di lista.
Alle 12,20 Alfredo Milioni, però, si allontana portando con sé la lista dei candidati. Perché? Milioni corre il primo rischio: sia la sua presenza quanto la documentazione devono trovarsi nel corridoio (o saletta) di attesa.
Polesi, tuttavia, resta nel corridoio di attesa, ma a un certo punto si allontana. L’ora del suo allontanamento non è nota. Polesi però lascia la scatola con le firme nel corridoio, appoggiandola alla parete. Perché si allontana? Indubbiamente i rischi aumentano e Polesi dovrebbe saperlo. E’ possibile che abbia voluto richiamare dentro Milioni, del quale non ha avuto notizia dopo l’uscita.
Alle 12,35 Milioni è ancora fuori. Spiegherà il perdurare di questo allontanamento con la voglia di mangiare un panino, ma questa versione verrà successivamente modificata.
C’è una voce, insistente, ma non provata, che all’esterno degli uffici abbia avuto intensi contatti telefonici. Il sospetto è che gli sia stato chiesto in questo lasso di tempo di effettuare delle modifiche alla lista, per rispettare i difficili equilibri tra uomini ex di An e uomini ex Forza Italia. Impossibile accertare che ciò sia effettivamente avvenuto e che siano state apportate le modifiche di cui si sospetta.
Tuttavia su internet circola un video, registrato dal videofonino di un esponente radicale che sembra confermarlo: un uomo che dovrebbe essere Milioni, rovista in uno scatolone (quello delle liste?).



Ma torniamo alla ricostruzione.
Per quanto tempo Polesi e Milioni si sono allontanati dagli ambienti formali dell’attesa? Non abbiamo riscontri certi. Sappiamo che quando rientrano i due rappresentanti di lista vengono contestati e che, in particolare, il radicale Diego Sabatinelli e il socialista Atlantide Di Tommaso, si sdraiano a terra per ostacolare il loro accesso.
Ci sono i carabinieri presenti e l’ostacolo rappresentato dal socialista e dal radicale non sembra invalicabile. Di sicuro il ritorno di Milioni e Polesi provoca subbuglio, suscita proteste, tanto che alle 12,55, avendo ascoltato il clamore, il giudice Maurizio Durante esce dall’aula per sapere che cosa stia succedendo. Qualche minuto dopo stabilisce che quanti si trovano all’interno della zona rossa possono consegnare la documentazione, agli altri non è consentito. Siccome Milioni e Polesi non hanno raggiunto l’area stabilita, non possono consegnare la documentazione e le firme.


Spero di aver fatto un po' di chiarezza.
Io personalmente avrei preferito che, nonostante tutto, la lista Pdl potesse essere ammessa alle elezioni del Lazio. Perchè in ogni caso negare la possibilità di votare un partito, peraltro il più grande in termini di votanti, non mi sembra cosa buona. Ma la legge è la legge...e "dovrebbe" essere uguale per tutti.
Il comportamento dei rappresentanti del Pdl, checchè ne dica Berlusconi, rimane molto discutibile: non si capisce perchè entrambi abbiano dovuto assentarsi dalla "zona rossa", anche se non per molto. Le vie sono due: o sono stati estremamente sprovveduti e ingenui, oppure stavano davvero rimaneggiando gli uomini da mettere in lista. A destare sospetti si aggiungono anche l'imbarazzante intervista a Milioni e il video mostrato.
In entrambi i casi il Pdl non ne esce bene: riuscirà a superare l'impasse politica e a vincere nel Lazio? Perderà voti anche a livello nazionale, intaccando l'inattaccabile consenso del Premier?
Lo sapremo non nella prossima puntata ma Lunedì, dopo le elezioni.
Infine esorto tutti comunque ad andare a votare, perchè l'astensione è un brutto malanno della democrazia. Per qualunque partito, ma votate.
Magari, se avete un briciolo di tempo, votate anche nel mio sondaggio: così vediamo se ci azzecca.
Alla prossima,
Maverick

lunedì 22 marzo 2010

Riflessione su internet (Assignment 4)

Caro prof,
ho letto il suo articolo dell'assignment four all'inizio con un po' di fatica poi con maggiore interesse. Tra l'altro, giusto per parlare di una “connessione”, leggendolo mi è venuta voglia di leggere “Lettere ad una professoressa” di Don Milani.
Ho avuto una “storia scolastica” direi opposta a lei: ho sempre studiato molto, mai stato casinista...
Ho passato molte ore della mia vita sui libri e un po' verso la fine del liceo ho rimpianto di averlo fatto. Avrei vissuto meglio forse accontentandomi di un tranquillo 6 ad ogni materia e passando più ore con gli amici, magari anche sui libri, ma altri: quelli che sceglievo io. Dedicandomi maggiormente al mio Personal Learning Environment, fregandomene del sistema tremendamente annichilente del “voto” su cui si basa la scuola. Ma in fondo, per come sono fatto, non avrei potuto fare altrimenti: mi prende l'ansia a non fare il “dovere”. O tutto o niente. E poi avevo iniziato così e le responsabilità, le attese degli altri hanno sempre pesato molto.
Il sistema scuola è da cambiare ma è il più adatto forse per la società odierna, “plutocratica e capitalistica” (direbbe un mio amico comunista) anch'essa imperniata sul risultato, l'incremento, l'ordine. Per cambiare solo l'educazione bisognerebbe cambiare l'intera società...e non è facile.
Andando a parlare del suo articolo, lo condivido in molte parti: soprattutto quando parla della necessità di un nuovo legame con la Terra, le “cose vive” che le persone hanno perso e poi, come già detto, dell'educazione.
Condivido anche l'idea che internet sia un mezzo rivoluzionario, che permette a tutti (o quasi) di accrescere esponenzialmente il proprio PLE, quando prima era possibile solo per alcuni, pochi fortunati, come Leopardi (anche se “fortunato” non gli si addice molto).
Tuttavia quando penso a internet, al computer in generale lo faccio sempre con un po' di diffidenza, quasi con una punta di disprezzo.
Passa rapido nella mia mente come un brutto presagio sul futuro. Penso a come internet stia facendo morire lentamente i giornali. Non moriranno del tutto, sopravviveranno, apatici, su fredde pagine web a pagamento.
Ma morirà la mia idea, antica, forse un po' nostalgica del giornale. Mi mancherà il bel foglio, la ruvida carta grigia, un po' sporca, scolpita col piombo. Mi mancherà l'idea di potermi svegliare una qualunque domenica, di buon ora, passeggiare nel silenzio mattutino delle mie strade verso l'edicola e comprare con una sola moneta tanti fogli pieni di inchiostro, di figure colorate, di notizie. Arrivare a casa di buon umore e stendere quelli stessi fogli sulla tavola di cucina, prepararmi latte e cioccolata e gustarmi in santa pace il rito sacro della colazione, sfogliando il mio giornale, divorando notizie e biscotti.
Magari potrò farlo comunque su un bellissimo avanzatissimo kindle ma senza più i miei ampi, amabilmente scomodi fogli. Non sarà la stessa cosa.
Come non sarà la stessa cosa leggere libri sul computer, scaricandoli da internet. Non potrei più tuffarmi negli scaffali di una biblioteca o di una libreria e sfogliare qua e là per ore, uscendo fuori infine trionfante, tra le mani il libro prescelto. E una volta a casa, aprirlo, sentirne l'odore unico, della carta nuova. E poi leggerlo dovunque vado, senza bisogno di energia elettrica, senza paura che si scassi perché non è un aggeggio tecnologico: è carta e inchiostro. E infine chiuderlo con un po' di solennità, squadrarne un attimo soddisfatto la copertina e infilarlo nella mia libreria, insieme a tutti gli altri libri, che per fortuna non sono andati dispersi in chissà quale file e che potrò rileggere e far leggere alle persone che amo.
E aumenta questa indisponenza verso internet quando penso a me e a tanti altri giovani come me, che passano più tempo a chattare su messenger o su facebook di quanto potrebbero passarne ad uscire fuori con gli amici, a scambiare qualche parola, idea faccia a faccia. E' tremendamente più facile, più comodo parlare ad uno schermo di un computer che a sua volta parla ad un altro come te. Eppure si perde molto: le espressioni del viso, le inflessioni della voce, i sorrisi, gli sguardi, in generale, i rapporti umani.
Con internet tutto è molto più facile ma anche tutto un po' più squallido.
In fondo so bene che di internet non potrei farne a meno. Mi basta pensare a oggi. Oggi che studiando il libro di anatomia, ogni tanto avevo dubbi e in pochi minuti usando internet li dissipavo. L'enciclopedia, più lenta, non credo sarebbe comunque bastata. Oggi che per organizzarci per la partita di calcetto abbiamo solo impiegato qualche minuto sul nostro forum. Oggi che per guardarmi i video dei programmi che mi interessano e per ascoltare la mia musica preferita mi è bastato digitare solo una parolina magica: youtube.
E poi non posso non ricordare quanto internet sia importante per dare voce a tutte le popolazioni (vedi Iran e Cina) dove la libertà di stampa, di pensiero e di espressione praticamente non esistono.
Internet -per concludere- credo sia un mezzo potentissimo, quasi come il fuoco, rubato da Prometeo agli Dei, e per questo meraviglioso se in buone mani, con scopi buoni, ma pericoloso, nocivo se portato all'eccesso, quando perde ogni senso. Ancora una volta, con l'evoluzione esponenziale di cui lei parla, di cui internet è l'ultima più grande espressione, temo che l'uomo si possa allontanare dalle “cose vive”, dalla Terra.

venerdì 19 marzo 2010

Giornalismo italiano

Sdraiato sul divano, dopo una dura giornata di studio e di girovagare, ho l'(insana?) abitudine di mettermi a guardare quei "programmi deprimenti", così li chiama la mia ragazza, noti come talk shows: Ballarò, AnnoZero, Porta a porta per citarne qualcuno. Diventati ormai la vera e propria terza camera del Parlamento, l'unica seguita da milioni di italiani, sono i caldissimi ring dove politici di tutte le risme si affrontano a muso duro. Usano poco il fioretto dell'oratoria, più spesso sciabolano accuse reciproche, sventagliano dati economici e statistici inspiegabilmente sempre contrastanti, parano gli affondi avversari cambiando discorso o stravolgendo semplicemente la realtà.
Vediamone un simpatico esempio di qualche tempo fa a Ballarò:
la Brambilla critica Soru, allora governatore della Sardegna, citando dati sull'aumento di disoccupazione nella regione, poi...





Infine il classico politico per suggellare la propria tesi invoca (ruffiano) gli italiani che lo hanno votato e lo rivoteranno: -gli italiani non sono stupidi, queste cose le capiscono!-
Discorso che mi lascia sempre un po' perplesso ma lasciamo stare..
E vabbè -si dice- sono politici, fanno il loro mestiere...
Il problema infatti è un altro.
Il problema è che in Italia a distorcere la realtà a proprio piacimento, confondendo anche le menti dei meno sprovveduti, non bastano i politici: ci si mettono anche i giornalisti. Non tutti ovviamente, ma molti.
I giornalisti dovrebbero essere gli arbitri dell'informazione: avere certo idee politiche ed esprimerle anche, ma fissare dei paletti oltre cui non andare, qualunque sia l'orientamento: i paletti che dividono la verità oggettiva dalla menzogna (come fa giustamente Floris nel video).
Paletti che devono essere gli stessi, valere da una parte e dall'altra.
Purtroppo non è così. Molti giornalisti sono diventati dei politici. Dissacranti verso la loro unica auspicabile fede, la Verità, si prostituiscono per qualche idea politica, per qualche schieramento (per qualche tornaconto?). Inquinano disastrosamente l'informazione, avvalendosi dell'autorevolezza giornalistica che li dovrebbe rendere imparziali.
Ormai nella terza camera del Parlamento anche i giornalisti sono divisi da una parte e dall'altra dello studio a seconda dell'orientamento: affiancano fisicamente i rispettivi "compagni politici".
Guardate questo scontro tra due direttori di giornali di fazione opposta: Ezio Mauro di "Repubblica" e Maurizio Belpietro de "Il Giornale". Discutono sul caso Noemi Letizia (la minorenne che chiamava Berlusconi "papi"). Cercano di far prevalere la propria verità, minimizzando il resto, proprio come due politici.


Ebbene, è sempre stato così?
Forse, ma mai così tanto.

Quello che amareggia è che non ci sia un giornalista di destra in grado di criticare le menzogne e le gaffes di Berlusconi (ne ha fatte tante) e che disapprovi il governo, anche se di destra, laddove sgarri e non mantenga le promesse. In realtà quello che amareggia maggiormente è che non ci sia più tra noi il grande Indro Montanelli, giornalista di destra senza dubbio, ma sempre indipendente e, se necessario, critico nei confronti del cavaliere e dei partiti.

Travaglio descrive bene la degenerazione del giornalismo odierno e il coraggio perduto.


Berlusconi (sotto la copertura del fratello) fu editore per molto tempo di Montanelli quando questi era direttore de "Il Giornale". Montanelli potè scrivere tutto ciò che voleva fino a quando il cavaliere non "scese in campo" nel '94, imponendo al giornale la sua politica. Montanelli rifiutò risolutamente, lasciò "Il Giornale" e fondò "La Voce". Marco Travaglio fu suo "discepolo", lavorando per lui in entrambi i giornali.

Esiste un nuovo Montanelli?
Forse Travaglio?

Come Montanelli, si ritiene un liberale, quindi sostanzialmente di destra (cosa che molti ignorano). Tuttavia, come tutti sanno, non è affatto un berlusconiano. Travaglio possiede anche quel coraggio e quell'intransigenza che aveva il "Maestro" per condurre le inchieste giornalistiche, la ricerca del vero. Tuttavia Travaglio è rimasto troppo immerso nel suo ruolo di attaccante, anticasta e antipolitico, che va contro tutti e fino in fondo, per non essere considerato paradossalmente anche lui un giornalista politico. Manca di quella visione d'insieme, non antipolitica ma extrapolitica, tipicamente anglosassone, di quell'originale disegno di idee con cui Montanelli sapeva vedere e analizzare la politica, senza dover render conto a nessuno, tantomeno a se stesso. Il ruolo, "l'etichetta" di polemico rende Travaglio un giornalista non imparziale, sebbene perfetto in questi anni cosi burrascosi come contrappeso per la controinformazione di ben altro giornalismo.

Vediamo un bel video in cui Travaglio racconta di come Montanelli lasciò "Il Giornale"e poi lo stesso Montanelli interviene esprimendo la sua idea su Berlusconi.

Infine vorrei chiudere, citando un piccolo brano dai diari di Montanelli, che mostra l'eleganza letteraria e lo schietto umorismo tipicamente toscano del giornalista di Fucecchio:

Ogni tanto sono colto da accessi di umiltà. Dico a me stesso che sono soltanto un abile intarsiatore di frasi e che, più che a convincere il lettore, miro a colpirlo con mezzi talvolta poco leciti; che sono più spavaldo che coraggioso. Eccetera. Ma poi alla fine, invariabilmente, concludo che soltanto coloro che ne hanno molto dubitano del proprio talento. E così alle molte virtù che nei momenti di orgoglio mi attribuivo finisco con aggiungere, per umiltà, la modestia.



Nel prossimo post cercherò di fare un po' di chiarezza sul caso "presentazione delle liste pdl in Lazio", avvalendomi sempre di internet e youtube come validi aiutanti. .

venerdì 5 marzo 2010

Salve!

Salve, sono Maverick.
Maverick è un "battitore libero".
Uno che esprime idee e punti di vista provando a non rimanere intrappolato in tutte quelle etichette, così utili alla massa per semplificarsi la vita, così fastidiosamente strette ad ogni individuo. Parlo di qualunque etichetta: politica, morale, religiosa, in poche parole pregiudiziale. Parlo anche dell'etichetta che il lettore cercherà di appiopparmi, non appena avrà letto i primi post, le prime righe...

Potrò anche contraddirmi, succederà credo.

Do I contradict myself? Very well, then I contradict myself, I'm large, I
contain multitudes

- scriveva Walt Whitman.
Ognuno di noi è largo, contiene moltitudini.
Scambiandoci idee, allarghiamo la nostra mente, accresciamo le "moltitudini" in noi. Diventiamo più consapevoli. Quale mezzo migliore di internet? Vorrei che questo blog fosse proprio un piccolo "mercato" di idee, luogo di libero commercio tra le mie e le vostre, che potrete scrivere nei commenti. Idee spero preziose, mai banali. Premetto che non le condividerò tutte, come voi potrete rifutare le mie. Ed è bene che sia così. Nel mondo di oggi, influenzati dai miliardi di voci diverse che ci arrivano dai mezzi di informazioni non possiamo accettarle tutte. Altrimenti rischiamo di perderci, di credere che sia vero tutto e il contrario di tutto. Non credo sia così: la verità è complessa, tridimensionale, piena di sfaccettature osservabili da diversi punti di vista, forse infiniti, ma comunque è una, una sola.
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