lunedì 22 marzo 2010

Riflessione su internet (Assignment 4)

Caro prof,
ho letto il suo articolo dell'assignment four all'inizio con un po' di fatica poi con maggiore interesse. Tra l'altro, giusto per parlare di una “connessione”, leggendolo mi è venuta voglia di leggere “Lettere ad una professoressa” di Don Milani.
Ho avuto una “storia scolastica” direi opposta a lei: ho sempre studiato molto, mai stato casinista...
Ho passato molte ore della mia vita sui libri e un po' verso la fine del liceo ho rimpianto di averlo fatto. Avrei vissuto meglio forse accontentandomi di un tranquillo 6 ad ogni materia e passando più ore con gli amici, magari anche sui libri, ma altri: quelli che sceglievo io. Dedicandomi maggiormente al mio Personal Learning Environment, fregandomene del sistema tremendamente annichilente del “voto” su cui si basa la scuola. Ma in fondo, per come sono fatto, non avrei potuto fare altrimenti: mi prende l'ansia a non fare il “dovere”. O tutto o niente. E poi avevo iniziato così e le responsabilità, le attese degli altri hanno sempre pesato molto.
Il sistema scuola è da cambiare ma è il più adatto forse per la società odierna, “plutocratica e capitalistica” (direbbe un mio amico comunista) anch'essa imperniata sul risultato, l'incremento, l'ordine. Per cambiare solo l'educazione bisognerebbe cambiare l'intera società...e non è facile.
Andando a parlare del suo articolo, lo condivido in molte parti: soprattutto quando parla della necessità di un nuovo legame con la Terra, le “cose vive” che le persone hanno perso e poi, come già detto, dell'educazione.
Condivido anche l'idea che internet sia un mezzo rivoluzionario, che permette a tutti (o quasi) di accrescere esponenzialmente il proprio PLE, quando prima era possibile solo per alcuni, pochi fortunati, come Leopardi (anche se “fortunato” non gli si addice molto).
Tuttavia quando penso a internet, al computer in generale lo faccio sempre con un po' di diffidenza, quasi con una punta di disprezzo.
Passa rapido nella mia mente come un brutto presagio sul futuro. Penso a come internet stia facendo morire lentamente i giornali. Non moriranno del tutto, sopravviveranno, apatici, su fredde pagine web a pagamento.
Ma morirà la mia idea, antica, forse un po' nostalgica del giornale. Mi mancherà il bel foglio, la ruvida carta grigia, un po' sporca, scolpita col piombo. Mi mancherà l'idea di potermi svegliare una qualunque domenica, di buon ora, passeggiare nel silenzio mattutino delle mie strade verso l'edicola e comprare con una sola moneta tanti fogli pieni di inchiostro, di figure colorate, di notizie. Arrivare a casa di buon umore e stendere quelli stessi fogli sulla tavola di cucina, prepararmi latte e cioccolata e gustarmi in santa pace il rito sacro della colazione, sfogliando il mio giornale, divorando notizie e biscotti.
Magari potrò farlo comunque su un bellissimo avanzatissimo kindle ma senza più i miei ampi, amabilmente scomodi fogli. Non sarà la stessa cosa.
Come non sarà la stessa cosa leggere libri sul computer, scaricandoli da internet. Non potrei più tuffarmi negli scaffali di una biblioteca o di una libreria e sfogliare qua e là per ore, uscendo fuori infine trionfante, tra le mani il libro prescelto. E una volta a casa, aprirlo, sentirne l'odore unico, della carta nuova. E poi leggerlo dovunque vado, senza bisogno di energia elettrica, senza paura che si scassi perché non è un aggeggio tecnologico: è carta e inchiostro. E infine chiuderlo con un po' di solennità, squadrarne un attimo soddisfatto la copertina e infilarlo nella mia libreria, insieme a tutti gli altri libri, che per fortuna non sono andati dispersi in chissà quale file e che potrò rileggere e far leggere alle persone che amo.
E aumenta questa indisponenza verso internet quando penso a me e a tanti altri giovani come me, che passano più tempo a chattare su messenger o su facebook di quanto potrebbero passarne ad uscire fuori con gli amici, a scambiare qualche parola, idea faccia a faccia. E' tremendamente più facile, più comodo parlare ad uno schermo di un computer che a sua volta parla ad un altro come te. Eppure si perde molto: le espressioni del viso, le inflessioni della voce, i sorrisi, gli sguardi, in generale, i rapporti umani.
Con internet tutto è molto più facile ma anche tutto un po' più squallido.
In fondo so bene che di internet non potrei farne a meno. Mi basta pensare a oggi. Oggi che studiando il libro di anatomia, ogni tanto avevo dubbi e in pochi minuti usando internet li dissipavo. L'enciclopedia, più lenta, non credo sarebbe comunque bastata. Oggi che per organizzarci per la partita di calcetto abbiamo solo impiegato qualche minuto sul nostro forum. Oggi che per guardarmi i video dei programmi che mi interessano e per ascoltare la mia musica preferita mi è bastato digitare solo una parolina magica: youtube.
E poi non posso non ricordare quanto internet sia importante per dare voce a tutte le popolazioni (vedi Iran e Cina) dove la libertà di stampa, di pensiero e di espressione praticamente non esistono.
Internet -per concludere- credo sia un mezzo potentissimo, quasi come il fuoco, rubato da Prometeo agli Dei, e per questo meraviglioso se in buone mani, con scopi buoni, ma pericoloso, nocivo se portato all'eccesso, quando perde ogni senso. Ancora una volta, con l'evoluzione esponenziale di cui lei parla, di cui internet è l'ultima più grande espressione, temo che l'uomo si possa allontanare dalle “cose vive”, dalla Terra.

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